Toradora!

Una delle migliori love comedy in circolazione:

Toradora!

Ryuugi è un ragazzo quieto e tranquillo, ma la natura gli ha donato uno sguardo naturalmente aggressivo e minaccioso: per tale motivo è temuto da chiunque a scuola, nonostante non faccia nulla di male.
Taiga, invece, all’apparenza è una docile bambolina, ma ha un carattere che definire pessimo è riduttivo. Violenta, irascibile e rissosa, è evitata da chiunque abbia avuto a che fare con lei.
I due scoprono in maniera abbastanza fortunosa di essere vicini di casa, e in maniera altrettanto casuale vengono a sapere che ognuno è innamorato dell’amico/a dell’altro: si accordano pertanto su un “patto di non belligeranza” al fine di portare alla meta ognuno dei due. Ci riusciranno? Cosa si nasconde dietro ai loro opposti ma compatibili caratteri? …e se nascesse altro?

Bisogna dire che sin dalla prima puntata si capisce come andrà a finire, e anche un paracarri capirebbe in linea di principio lo sviluppo della storia. Questo però non toglie nulla al come la stessa è stata meravigliosamente orchestrata: per buona parte della serie le luci della ribalta sono su Taiga e la sua cotta per Yuuske, mentre in seguito si lascia maggior spazio a Ryuuji e il suo debole per Minori. Ciò viene tuttavia sviluppato in maniera ottimamente amalgamata e senza definire precisi stacchi di trama che risultano artificiali: inoltre, in tutto il tempo in cui ciò accade si snoda la trama principale, che porta Ryuuji e Taiga agli sviluppi finali che concludono la serie.
La cosa più stupefacente, infatti, è che in un primo momento pare che ci si trovi davanti alla solita serie d’amore con inserti divertenti qui e là: in realtà, sotto le vicende che vengono narrate è sviluppato un’intera rete di interconnessione tra i vari personaggi che, alla resa dei conti, fa vedere quanto il lavoro sotto questo aspetto sia stato curato.
Va inoltre detto che la serie, per buona parte del suo sviluppo, è anche parecchio divertente: molte battute mi hanno fatto sganasciare non poco. Il finale è ovviamente più serio per permettere a tutte le trame in sospeso di concludersi degnamente, ed è tutto fuorché scontato: il risultato si conosce, ma le modalità sono semplicemente eccezionali.

Chiaramente, tutta quest’attenzione ai dettagli verrebbe sprecata se non ci fossero dei personaggi degni di sostenere la complessità e l’articolazione delle trame: anche in questo lato, tuttavia, Toradora lascia a bocca aperta.
I protagonisti sono infatti tra i migliori che mi sia mai capitato di vedere in una serie simile. Ryuuji è il fulcro di molte delle vicende sentimentali in ballo, ma per una volta ci sono anche dei motivi -contrariamente a quanto solitamente accade-. Egli è infatti un ottimo personaggio ed un’ottima persona: maturo quanto basta per prendersi cura della sua apparentemente svampita madre, pronto a correre per gli amici in difficoltà, di buon cuore e non stupido. È raro avere un protagonista così completo, che non sia un totale ritardato (tratto comune a quasi tutti i “desiderati” delle serie, che paiono non accorgersi di nulla).
Taiga regge il confronto, sebbene in principio appaia essere la solita tsundere: anche lei ha una vita che ne giustifica le azioni, ed essa viene ottimamente spiegata. Inizialmente può risultare antipatica, ma dopo aver iniziato a conoscere le sue vicende non si può che tenere i pugni per lei e per la sua felicità.

I coprotagonisti non sono da meno: Minori, Ami e Yuuske hanno dei ruoli un po’ minori ma sono splendidamente sviluppati. Hanno meno tempo sullo schermo e quindi non si scende in ogni minimo dettaglio delle loro vite, ma molto viene detto e molto viene fatto capire. Soprattutto Minori rivela un senso dell’amicizia fuori dal comune, che potrebbe parere molto fasullo ma che più volte ho visto accadere anche nella vita reale. Anche quando vengono rivelati sentimenti negativi, come rabbia o gelosia, essi vengono esternati in maniera logica e rispettando il carattere del personaggio.
Infine, i personaggi un po’ più “di contorno”, che hanno poco spazio, risultano comunque simpatici e si vede che hanno una vita. Non sono dei cartonati messi lì per far da spalla a delle battute, ma si interessano di altre vicende e hanno i loro interessi: capita più di una volta di vedere nelle retrovie una scena che si ricollega ad un’altra di qualche puntata prima, mostrando che anche all’esterno del campo della telecamera la situazione si evolve.
Menzione speciale per Yasuko, la madre di Ryuuji: per un bel pezzo pare una rintronata fatalona, ma rivela una forza d’animo spettacolare e secondo me è uno dei personaggi più commoventi della serie. Ha fatto le sue scelte nella vita, ne ha retto la responsabilità e non rinnega nulla del suo passato, vivendo a testa alta nonostante le difficoltà.

La grafica è davvero ottima, con dei disegni secondo me estremamente belli: qui e là c’è qualche tocco di CG ottimamente realizzato.
L’audio è forse l’unico punto un po’ meno brillante: entrambe le opening non mi son piaciute per nulla, e solo una delle due ending ha incontrato i miei gusti. Fatto personale, ovviamente, ma mi aspettavo qualcosa di meglio.

Insomma, che altro dire? Toradora ha spazzato via tutto ciò ch’io potessi pensare di una love comedy: non c’è un minuto per annoiarsi, non ci sono patetici discorsi triti e ritriti che tutti abbiamo sentito un miliardo di volte, non ci sono personaggi che vorremmo prendere a calci… tutto è stato organizzato in maniera spettacolare per portare varie storie sentimentali diverse tra loro ma unite da un generale sentimento di affetto verso i protagonisti, che imparano a gestire la loro vita da 17enni al meglio delle loro capacità.
Nel suo campo, non sono riuscito a trovargli un singolo difetto.

Voto: 10. Chi ama il genere non può farselo scappare, sarebbe un crimine; chi volesse abbordare una serie che parli d’amore in maniera non melensa, potrebbe iniziare da qui.

Consigliato a: chi vuol vedere sentimenti quasi veri; chi apprezza serie con personaggi ottimamente realizzati; chi vuol conoscere Inko-chan, il pappagallo storpio che non sa dire il suo nome ma sa dire mille altre parole casuali mentre sbava e sembra sul punto di svenire.

Ghost in the Shell: Stand Alone Complex 2nd GiG

Ed eccoci alla poderosa seconda serie di Ghost in the Shell:

Ghost in the Shell: Stand Alone Complex 2nd GiG

In questa seconda serie continuiamo laddove la prima serie termina, dopo le vicende del Laughing Man: la sezione 9 e i suoi membri continuano a combattere un crimine sempre più informatico e impalpabile, ma con effetti molto concreti.
In questa serie i nostri eroi si trovano a dover affrontare delle situazioni politiche molto delicate, che portano all’esecuzione di diversi omicidi, attentati e simili: in che modo essi sono correlati? Chi c’è dietro a tutto ciò? Chi è nel giusto e chi è nel torto?

Con questa serie si torna nell’assoluta eccellenza che Ghost in the Shell ci ha abituato a pretendere: la trama è complessa ma comprensibile come lo era nella prima serie, anche se ci sono molte differenze (cosa che aiuta a non annoiarsi).
In questo caso, le discussioni smettono di essere incentrate sulla persona o sulla società cibernetizzata, per focalizzarsi su aspetti più attuali della società stessa: si parla di censura di notizie, di controllo, di immigrazione, di povertà… non si tenta ovviamente di trovare una soluzione, ma ne si parla e ne si parla in maniera interessante.

I personaggi qui hanno un ruolo parecchio superiore rispetto alle precedenti vicende: se prima erano i seppur ottimi mezzi con cui raccontare una storia, ora diventano dei personaggi da approfondire, ognuno con il suo passato, le sue storie e i suoi motivi per essere ciò che è. Ne vien fuori un riquadro davvero ottimo, e ci si affeziona ancor di più anche ai personaggi un po’ minori, che forse nelle serie precedenti avevano avuto un ruolo marginale.

La grafica rimane impeccabile, e il comparto musicale è davvero meraviglioso: l’opening è spettacolare quanto quella della prima serie, e anche tutto il resto è davvero apprezzabilissimo.

Insomma, sembrava impossibile eguagliare il successo di GitS:SAC, e invece ce l’hanno fatta: a titolo personale preferisco la prima serie, ma è come tentare di scegliere tra perfezione e perfezione.

Voto: 10. Un’altra perla imperdibile.

Consigliato a: chi ha visto la prima serie e ne vuole di più; chi vuol approfondire ancor più la conoscenza con i nostri cari protagonisti; chi vuol vedere l’evoluzione dei Tachikoma, sempre più utili e sempre più mitici.

Ghost in the Shell: Stand Alone Complex

I thought what I’d do was, I’d pretend I was one of those deaf-mutes.

Ghost in the Shell: Stand Alone Complex

In questa serie ci troviamo nuovamente a seguire le vicende della Sezione 9, questa volta impegnata in vicende molto più complesse e macchinose.
Il crimine, nel 2030, è oramai diventato quasi impossibile da tracciare grazie ai poderosi progressi della cibernetica e dell’informatica; a quanto pare, molti episodi di criminalità accaduti ultimamente sono tra loro in qualche modo correlati tra loro, ma la loro connessione è misteriosa ed impalpabile… fino alla comparsa del Laughing Man, un misterioso super-hacker che riesce a manipolare memorie, menti, network e informazioni con inquietante facilità. Quale è il suo scopo? A cosa punta? In che modo le varie parti sono correlate tra loro?

Anche in questo caso, come nel film originario di sette anni prima, ci sono due aspetti distinti da esaminare: la trama in sé e i retroscena psicologici e sociali discussi.
Iniziando dalla storia in sé, credo che difficilmente fosse possibile realizzare ventisei puntate ad un così alto tasso di adrenalina ed attenzione: ogni minimo dettaglio è curato con attenzione, e le molte fazioni in gioco si combinano in maniera esemplare, nonostante la complessità delle stesse. La trama risulta molto complicata, e ci vuole quindi una notevole concentrazione per riuscire a seguire tutti i fili logici presenti senza perdersi: ne vale però la pena, poiché è fenomenale.

Il lato più riflessivo, inoltre è curato altrettanto bene. Se il primo GitS ragionava molto sul significato di vita, esistenza e simili, GitS:SAC va a scavare di più nell’aspetto sociologico della tecnologia con il ruolo che essa prenderà nel nostro futuro. L’ambientazione creata da Shirow in questa serie è infatti fantascientifica, ma non impossibile. Anno dopo anno si vedono invenzioni che vengono messe sul mercato e non sono che anticipazioni di quello che potrà essere: nel 2030 non mi stupirebbe un granché se la scienza superasse i già futuristici sogni del creatore di questa serie.
Un’invasione così globale e capillare della tecnologia cambierebbe (e, in parte, ha già cambiato) le strutture stesse della società, e il modo in cui essa si comporta: i ragionamenti personali e sociali qui contenuti sono di altissima qualità, e fanno riflettere non poco.

Con tutta questa carne al fuoco, i personaggi devono essere ovviamente in grado di reggere la scena: in questo caso non hanno alcun problema in questo senso, dato che i protagonisti risultano sviluppatissimi e a tutto tondo. Per la parte del “character developement”, ci sono gli adorabili Tachikoma che imparano ogni volta che possono!

La grafica è buona: mantiene la crudezza del primo film, e questo non può che essere un punto positivo.
L’audio anche in questo caso è di eccellente fattura, con opening e ending strepitose e le musiche durante le puntate assolutamente azzeccatissime.

Insomma, se il primo GitS è uno dei migliori film animati sci-fi/cyberpunk oggi in circolazione, GitS:SAC è senza dubbio la miglior serie a puntate in questo ambito: è completa sotto ogni punto di vista, ed è davvero difficile che si possa fare di meglio, anche in futuro.

Voto: 10. Cult assoluto. Imperdibile.

Consigliato a: chiunque abbia un minimo di buongusto; chi ama usare il cervello a ritmi intensivi; chi vuol vedere i robot più simpatici del mondo.

Code Geass: Lelouch of the Rebellion R2

Ed eccoci al sequel più atteso del 2008:

Code Geass: Lelouch of the Rebellion R2

La seconda serie di Code Geass si svolge un anno dopo le vicende da noi conosciute nella prima serie: per evitare malvoluti spoiler, si potrà dire che Lelouch Lamperouge continua la sua crociata contro l’impero di Britannia, allo scopo di liberare il Giappone (ora chiamato solo “area 11”) e di creare un mondo dove sua sorella Nunnaly, ora dispersa, potrà vivere felice.

Questa serie necessità forzatamente di vedere la prima in precedenza per poter capire chi sono i personaggi in gioco: la trama basilare fondamentalmente non si distacca da quanto visto prima (vendetta, astuzia, conquista), ma tutto sembra in preda ad una dose di steroidi massiccia.
Come nella prima serie, gli avvenimenti si susseguono per venticinque puntate senza nemmeno un respiro, tenendo un passo elevatissimo e mantenendo lo spettatore attaccato allo schermo, impedendogli di smettere la visione; la storia si sviluppa in maniera molto complessa, ma praticamente mai incomprensibile. I colpi di scena sono continui e potentissimi, cambiando le carte in tavola più volte durante una puntata. L’intelligenza e lo spirito tattico di Lelouch vengono duramente messi alla prova (e finalmente dimostra tutto il suo vero valore nella pianificazione, contrariamente a quanto effettuato nella prima serie dove c’erano parecchie falle), e i piani che elabora sono via via sempre più complessi – ma sempre logici.
Anche i Geass sono in versione potenziata: diverse persone ne sono in possesso (e alcune in maniera abbastanza insospettabile), e il loro utilizzo è nella maggior parte dei casi accurato e intelligente.

Un altro aspetto molto importante è il comportamento dei molti protagonisti di questa serie: le attitudini e le logiche dei vari elementi in gioco sono quasi sempre perfettamente logiche e funzionanti (con alcune minori sbavature) e, anche se i personaggi non hanno una vera e propria crescita, il concetto di azione-reazione-responsabilità è molto radicato in ognuno di essi, e ne detta i movimenti perfettamente.
Ad un certo punto, mentre stavo finendo di vedere la serie, trovavo che alcuni personaggi si erano un po’ “traditi”, abbandonando quelli che erano stati i loro concetti primari per tutte le due serie e comportandosi in maniera non consona a quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Questo era un grande punto negativo (una serie che si svolge principalmente su una trama complessa e sul profilo psicologico dei personaggi non può buttare alle ortiche quanto imparato in precedenza), fino all’ultima puntata… dove la genialità degli autori si palesa in tutta la loro potenza, rendendo tutto chiaro e consegnando Code Geass alla leggenda.

I disegni sono molto belli, tendenti all’ottimo: l’animazione è forse la cosa più riuscita, soprattutto nelle movenze di Zero. Esso è infatti un personaggio estremamente teatrale, e sono riusciti perfettamente a renderne tutta la drammaticità e l’enfasi con i movimenti che esso esegue.
Il comparto audio è buono ma senza eccellere: i doppiaggi sono però di ottima qualità, e sono estremamente piacevoli.

In definitiva, la seconda serie di Code Geass sorpassa in tutto e per tutto la prima: più mech, più intricatezza, più suspance, più colpi di scena, più azione, più tragedia, più tutto. A voler trovare per forza dei difetti si potrebbero citare alcune immagini di puro fanservice assolutamente non necessarie, oppure la logica che traballa alquanto nel mondo di C2 (ove si svolge uno degli eventi più importanti dell’intera serie) o magari ancora alcune minime incongruenze nei comportamenti di alcuni personaggi “minori”, ma sono davvero dettagli rispetto ad una serie che è di una qualità eccelsa.

Voto: 10. C’è chi l’ha definito migliore di Death Note, e io non arriverò a tanto (soprattutto per l’originalità di DN): è comunque una serie che non mi stupirebbe se venisse eletta come best of 2008, e in questo caso non avrei di che lamentarmene.

Consigliato a: chi ama robottoni mix logiche contorte mix azione incessante; chi non vuole perdersi una delle più belle serie di quest’anno; chi vuole ululare al cielo all hail Lelouch.

Ouran High School Host Club

Cosa succede se in una scuola per ricchi liceali vien creato un club di gigolo?

Ouran High School Host Club

La storia di questo anime si svolge attorno ad Haruhi che, grazie ai suoi ottimi risultati, riesce a farsi ammettere tramite borsa di studio in una scuola per straricchi, nonostante sia di modeste origini.
In cerca di un posto tranquillo dove leggere, entra per errore nella sala dell’Ouran Host Club, dove un gruppo di ragazzi intrattiene le belle ed annoiate ereditiere con eleganti discussioni e complimenti.

Haruhi fa per errore cadere un vaso del valore di 8 milioni di yen, e per ripagare il costo dello stesso si trova a lavorare nell’Host Club stesso… fino a quando i vari membri non si rendono conto che Haruhi è in realtà una donna!
Risulta infatti che la ragazza si veste molto “neutrale” (maglioni larghi, occhiali, capelli corti,…) e risulta pertanto poco femminile, ma può esser scambiata tranquillamente per un ragazzo. Inizia così il suo lavoro per ripagare i debiti, e nel contempo inizia la sua amicizia con i vari membri del gruppo.

Va detto innanzitutto che i personaggi di questo anime sono assolutamente spettacolari: iniziano tutti come dei cliché (il principe azzurro, il duro, il freddo calcolatore, la coppia di gemelli simil-gay,…) ma tutti i personaggi si sviluppano poi molto di più, arrivando ad essere credibilissimi e oltremodo carismatici.

La cosa principale che mi ha colpito in questa serie è l’originalità: in considerazione della situazione completamente inusuale (è come trovarsi in un “harem inverso”), le battute risultano differenti dalle solite che si sentono in ogni singola serie e che oramai risultano stantie e ripetitive.
Un altro grande merito è inoltre l’assoluta mancanza di volgarità o fanservice: non esiste una singola battuta a sfondo sessuale, nonostante la situazione offrirebbe più e più occasioni per farle. Tutti i riferimenti all’ambito affettivo e sessuale sono fatti con garbo e delicatezza, senza mai risultare inappropriati.

Dal punto di vista tecnico, il disegno risulta meraviglioso: lo stile dei disegni è adatto all’ambiente “sostenuto” ed elegante che permea questa serie, e l’utilizzo del super-deformed è mirato e non generale, di modo da mantenere sempre il massimo effetto comico ad ogni suo utilizzo.
L’inserimento di divertentissimi cartelli in sovraimpressione e -ogni tanto- di qualche freccia lampeggiante aggiungono il tocco finale ad un’esperienza visiva assolutament eccezionale.
Nulla da dire nemmeno sul sonoro: se la sigla iniziale sembra scritta da Avril Lavigne, quella finale risulta invece molto più rockeggiante ed orecchiabile. Le musiche nella serie, inoltre, sono azzeccatissime e perfette.

In definitiva, non si riesce a trovare un singolo difetto a questa serie. Vedendo come a 2/3 della serie le vicende stavano prendendo una piega simil-sentimentale, temevo nel solito finale squallido con la crisi tra i personaggi e la dichiarazione finale, che avrebbe rovinato tutto: nonostante ci sia andati vicini, gli autori sono riusciti tuttavia ad evitare una simile catastrofe, realizzando uno splendido finale che, seppur non a sopresa, lascia soddisfattissimi.

Ho un’unica speranza: che non facciano un seguito. Riprendere la storia da dov’è stata lasciata risulterebbe impossibile senza cadere nelle solite banalità romanticose, e sarebbe davvero uno scempio.

Voto: 10. Un’aria di freschezza che va premiata, e non una singola pecca rovina questo anime. È meraviglioso e divertentissimo.

Consigliato a: chi non ne può più delle solite battute; chi vuol vedere la serie piu divertente del 2006 (e anche di molti altri anni); chi vuol vedere una serie che resterà negli annali come un capolavoro completo.

Kare Kano

Se la Gainax si mette a parlare d’amore, che succede? Salta fuori

Kare Kano

Le storie d’amore negli anime sono quasi sempre le stesse. Un ragazzo ed una ragazza iniziano odiandosi, ma poi segretamente cominciano ad apprezzarsi. Dopo vari tira-e-molla e malintesi di vario genere, si mettono insieme all’ultima puntata con un bacio sugellatore, e vivono felici e contenti.
Noioooooooooso.

È qui che Kare Kano fa la differenza. Conosciuto anche come “Le circostanze di lui e lei (His and Her Circumstances)”, è una storia d’amore che non ha nulla in comune con il ciarpame stereotipato che ogni serie ci rifila.
L’inizio sembra uguale a tutti gli altri. Yukino, una ragazza apparentemente perfetta, ha la manìa di esser sempre al top e farsi apprezzare da tutti: tra le mura domestiche si lascia invece andare ed è una ragazza qualsiasi.
Finisce in classe con Miyazawa, un ragazzo che pare brillante quanto lei… e che scopre il suo segreto della doppia vita, e inizia ad usarlo per ricattarla dopo aver visto respinta la sua prima dichiarazione d’amore.

Tutto come al solito, quindi? NO! Perché la situazione si chiarisce (miracolo! Due personaggi che, anziché tirarsi paranoie su stronzate per tutta la serie, si chiariscono quando hanno dei problemi! Alleluja!) e i due si fidanzano alla terza puntata. La storia da qui in poi non sarà il solito “come conquisto la mia amata/il mio amato”, bensì “come una storia matura, va avanti, progredisce e sopravvive”.
I discorsi sono assolutamente realistici, le paure ed i pensieri che si percepiscono da entrambe le parti sono reali: gli autori hanno semplicemente scritto cosa una persona innamorata potrebbe pensare. Né più, né meno. D’altra parte, che altro c’è bisogno per scrivere la perfetta storia d’amore?

Inoltre, molti hanno criticato il finale: credo che costoro non abbiano ben capito dove diavolo il finale stia. La storia di per sé finisce a metà della 24° puntata, con un discorso di una semplicità disarmante che farebbe aprire gli occhi a tanta gente ottusa che nell’amore cerca solo un’ancora di salvezza. La 25° e la 26° puntata sono soltanto delle simpatiche aggiunte, e nulla più.

Credo sia la prima volta che, finito l’anime, mi è spiaciuto non avere il manga per seguire l’ulteriore decorso delle storie sviluppate: i personaggi sono talmente realistici e concreti che il sentimento d’affezione è totale.

Come detto all’inizio: se la Gainax si mette a parlare d’amore, cosa vien fuori? Il più bell’anime d’amore mai creato sinora.

Infine, vorrei aggiungere che nonostante quanto sopra, la serie fa comunque piegare in due dalle risate: le battute sono brillanti e geniali, i personaggi di spalla sono totali e gli scherzi funzionano al 110%.

Voto: 10. Best love story ever.

Consigliato a: chi vuol vedere come l’amore si sviluppa; chi ne ha piene le palle delle solite stronzate melense e irreali; chi sa che la Gainax è qualità totale, e non si lascia intimidire dai 9 anni di vecchiaia.

Death Note

Dal 2006 un pezzo di assoluta arte.

Death Note

Woah, è difficile fare un commento su qualcosa di complesso come Death Note.
Iniziamo dalla storia: Light è un brillantissimo ragazzo del liceo, palesemente annoiato dalla vita. Un giorno trova il Death Note, un libro appartenente ad un Dio della morte, Ryuk. Qualsiasi persona abbia il suo nome scritto su questo libercolo morirà nelle condizioni dettate dallo scrivente.

Immediatamente Light inizia a falcidiare i malvagi del mondo, puntando a creare una società perfetta; la polizia la pensa tuttavia diversamente e si avvale dei servizi del più potente detective del mondo, L, per combattere il misterioso assassino che si fa chiamare Kira e che sta facendo una vera e propria strage.

La trama, qui sopra ridotta all’osso, è davvero complessissima: risulta sempre molto comprensibile e non ci si ritrova mai a chiedersi “perché?”, poiché ogni cosa ha il suo perché e ogni azione segue un preciso ragionamento.
La trama avrebbe potuto esser scritta dal miglior Stephen King, perché è davvero una delle cose più spettacolari che io abbia mai visto: son passato attraverso le 37 puntate con il fiato sospeso, cercando ininterrottamente di anticipare le mosse dei geniali protagonisti, e sbagliando puntualmente.
Qui sta un altro dei punti forti di DN: la psiche dei personaggi è messa a nudo durante tutta la serie, eppure ancora riescono a creare degli sconvolgimenti di trama che lasciano assolutamente spiazzati e meravigliati.

Dal punto di vista artistico, Death Note è davvero impressionante: i disegni sono estremamente curati, il tipo di tratto è adatto ad un anime serio come questo e non c’è un singolo disegno fuori posto.

In definitiva, Death Note va visto non solo dagli amanti degli anime, ma da chiunque ami una buona storia: rasenta davvero la perfezione e -secondo me- è una nuova pietra miliare nel campo dell’anime del giorno d’oggi, come Evangelion o Akira sono stati nel passato. Ha semplicemente ridefinito un genere, ponendo nuovi standard di qualità.

Voto: 10. Impressionante. Epocale.

Consigliato a: chi vuole una storia poderosa; chi ama gli anti-eroi; chi vuol far lavorare il cervello.

Vampire Hunter D

Eccomi a commentare uno dei relativamente pochi OAV da me visti:

Vampire Hunter D

D, un Dampyr (mezzo vampiro, mezzo umano) è un cacciatore di vampiri. Viene assoldato per recuperare Charlotte, la figlia di un nobile che durante la notte è stata rapita da un potentissimo vampiro; in contemporanea, un altro gruppo di cacciatori di taglie è in corsa per lo stesso motivo, e tenta di arrivare prima di D. Purtroppo, durante il viaggio, i nemici sono molto forti per tutti, e non chiunque risulta capace di superare i pericoli indenne.

Questo OAV mi ha rapito per molti aspetti: in primis, la grafica. Molto dark ma non pesante, estremamente curata, colpisce sin dalle prime immagini.
In secondo luogo, i combattimenti: ce ne sono molti, e sono assolutamente spettacolari. Sempre originali poiché i nemici hanno poteri sempre diversi, e tra la potenza di D e la versatilità dei cacciatori di taglie ce n’è davvero per tutti i gusti.
In ultimo, la storia: assolutamente eccezionale, senza una sola mancanza e con dei colpi di scena a dir poco spettacolari.

I personaggi sono meravigliosi, e le loro emozioni pulsano fuori dallo schermo per raggiungere chi guarda: si capisce cosa pensano, cosa provano, come si sentono. È davvero coinvolgente, a dir poco.
Inoltre, il finale è da antologia: assolutamente ineccepibile.

Per me, Vampire Hunter D è senza dubbio il miglior anime di vampiri che sia mai stato creato. Batte, e anche di molto, qualsiasi altra produzione (per quanto io in genere preferisca delle serie a dei semplici OAV).

Voto: 10. Best vampire anime ever.

Consigliato a: chi vuole un film d’azione; chi vuole una storia solidissima e struggente; chi vuol conoscere la simpatia di una mano parlante.

Ghost in the Shell

Il primo anime di una serie che ha segnato una generazione:

Ghost in the Shell

Motoko Kusanagi è una donna con il corpo cibernetico, che lavora nella sezione 9: un corpo specializzato ultratecnologico delle forze di polizia giapponesi. Dato che praticamente tutti i componenti di tale team sono –chi più chi meno- ciberneticamente potenziati, possono riuscire in missioni dove tutti gli altri fallirebbero.
Un incarico a loro competente li mette in caccia di un misterioso “signore dei pupazzi”, un criminale che risulta elusivo poiché riesce a far perdere tutte le sue tracce tramte abilità di hacking informatico impressionanti.
Le indagini però portano a scoprire che il caso è molto più grande del previsto… chi è, in realtà, il signore dei pupazzi? Cosa vuole? Come trovarlo? E cosa implica la sua stessa esistenza?

La storia di Ghost in the Shell è interessante e ben congegnata, ma non è questa che ha portato questo OVA da 79 minuti ad essere osannato come un capolavoro assoluto: aggiunta ad una trama intrigante c’è anche una grandissima parte di riflessioni e filosofia.
Spesso i personaggi discorrono di questioni profonde, legate a molti aspetti della vita o delle persone: i ragionamenti sono chiari e comprensibili anche se molto complesse, che lasciano qualcosa dopo il termine della visione, a livello personale.

La grafica, sebbene di oramai tredici anni fa, è buona: la violenza, anche se non è un elemento predominante, è cruda: anche il linguaggio non è certo all’acqua di rose. L’ambiente cyberpunk ricreato è credibile e affascinante, e certe riprese del paesaggio sono da mozzare il fiato.
Le musiche sono meravigliose e azzeccatissime, dando ancor più profondità e creando un ambiente a volte cupo, altre volte quasi sognante.

Insomma, il primo film di Ghost in the Shell è una pietra miliare dell’animazione giapponese: è un film imperdibile per chiunque, e merita la visione per mille diversi motive.

Voto: 10. Lo stato dell’arte della fantascienza.

Consigliato a: chi vuol usare il cervello; chi apprezza le buone trame; chi vuole sapere come si costruisce un cyborg.

Excel Saga

Andrò ora a commentare uno dei più esilaranti anime di sempre, e cioè

Excel Saga
Le due protagoniste

Va detto innanzitutto che questo anime è demenza pura. È altamente consigliabile spegnere il cervello prima di guardarne anche solo uno spezzone, poiché le sinapsi potrebbero non reggere.

La storia è la seguente: La fondazione Across ha in mente di conquistare il mondo. Per conquistare il mondo, inizieranno dal basso: conquisteranno una città, per poi espandersi. Il Palazzo, a capo della competente sezione della Across, si avvale pertanto dei servigi di Excel (e, un paio di puntate più tardi, di Hyatt e altri elementi) per arrivare al suo scopo.

Detta così sembra una storia fondamentalmente normale. La normalità, tuttavia, si ferma alle righe sopra scritte: tutto il resto è una marea oceanica e rutilante di puttanate apocalittiche, con un umorismo talmente demenziale che non può che strappare gigantesche risate. Dall’iperattiva Excel alla sempre morente Hyatt, dallo sfigatissimo Pedro alle robotiche Ropponmatzu, ogni personaggio tira fuori il peggio (o il meglio, a dipendenza di come la si guarda) per far ribaltare la gente dal ridere.

Anime peraltro doppiato molto bene in italiano, è un must per chiunque abbia anche solo un vago senso dell’umorismo. Credo che sia una delle cose più divertenti che io abbia mai visto, e sicuramente l’anime più esilarante della storia. Non riesco ad immaginare qualcosa che mi faccia ridere più di così.
Da quanto questa serie è uscita otto anni fa, nessuno più è stato capace a replicare un simile capolavoro della comicità.

Voto: 10. Senza dubbio.

Consigliato a: CHIUNQUE, chi ama ridere, chi apprezza la comicità pura e semplice, chi ha capito che non sempre ci son bisogno teenagre seminude e semizoccole per fare un eccelso anime.