Grappler Baki 2

…Ogni tanto la trama è superflua, e puntare sulla pura e semplice violenza si rivela vincente.

Grappler Baki 2

Ci troviamo a tre o quattro anni di distanza dagli avvenimenti della prima serie (narrati nella disastrosa recensione qui). Baki è oramai il campione in carica del campionato segreto di lotta, e siamo giunti ad una nuova edizione: i trentadue guerrieri più forti del pianeta si affronteranno senza regole e senza limiti per dimostrare chi è il più forte. Riuscirà Baki a dominare sopra a tutti questi stili di combattimento diversi? La sua motivazione riuscirà a vincere su quella degli altri?

Come si può capire, la storia qui fa una parte davvero misera. Considerando il disastro narrativo della serie precedente, tuttavia, questo è un punto a favore di questo sequel: sono stati asportati tutti gli inutili pezzi di trama per lasciare spazio all’unica cosa che può interessare, e cioé il combattimento.
Si tratta difatti di gran lunga dell’anime più rissoso che io abbia mai visto: TUTTE le puntate sono composte per almeno 15 minuti su 22 di combattimento, e solo nei restanti ritagli di tempo viene data qualche informazione sul passato dei combattenti. Tali parti possono essere allegramente saltate, perché sono di utilità nulla: l’unica cosa che conta è che la gente vada nel ring e inizi a spaccarsi la faccia in ogni maniera.

Come si può capire, i combattimenti sono assolutamente la parte centrale della serie: gli stessi sono realizzati con fortune alterne. Quelli iniziali sono molto semplici (negli ottavi di finale generalmente si trova un grande campione che oblitera uno spaccone, come al solito), ma quelli dei quarti e delle semifinali sono fatti in maniera abbastanza simpatica: avendo i vari personaggi degli stili diversi, non si cade nella ripetitività degli attacchi. Quando si arriva alle finalissime, purtroppo, la qualità viene a cadere per un semplice motivo: entra in campo Baki.
Egli è infatti il personaggio più inutile della serie, e per fortuna durante buona parte del tempo non ha alcuno spazio: il suo stile è banale, non c’è gusto nel vederlo combattere e gli scontri che lo coinvolgono sono noiosi. Fortunatamente ne ha soltanto 5 su 31 totali, e quindi riesce a non infastidire troppo.

I personaggi, ovviamente, hanno uno sviluppo praticamente nullo: tutto quello che fanno è picchiarsi, e a loro non si chiede altro. Gli unici che tentano di avere uno sviluppo nel finale (Baki e il suo avversario) falliscono miseramente nella missione, e questo rende l’ultimo combattimento davvero bruttino: inoltre, lo stesso è rallentato da due puntate totalmente inutili sul padre di Baki (che in questa serie compare a singhiozzo, ma non mai un ruolo centrale – fortunatamente, dato che è semplicemente troppo forte per chiunque), che ne spezza ulteriormente il ritmo. Totalmente inutile e fuori luogo, inoltre, la puntata “extra” finale che parla ancora del caro babbo durante la guerra del Vietnam, cosa di cui non ce ne potrebbe fregare di meno.

Per essere del 2001, la grafica è purtroppo carente in alcuni momenti: è un peccato, perché con un migliore disegno alcuni combattimenti avrebbero potuto passare da interessanti a davvero belli (vedere con buona qualità delle ossa che si spezzano e degli arti che si dislocano è sempre un piacere). Da dimenticare totalmente l’animazione 3d della sigla iniziale, che è a dir poco imbarazzante: fortunatamente nelle puntate non se ne vede traccia.
L’audio è praticamente inesistente, con opening e ending che nulla c’entrano con l’attitudine bellicosa della serie.

Insomma, che dire della seconda serie di Grappler Baki? Ho iniziato a guardarla temendo il peggiore degli orrori, e ne son rimasto moderatamente sorpreso. Non è assolutamente un lavoro che potrebbe essere qualificato in maniera eccelsa, ha parecchi difetti, ma fa una cosa: prende la prima serie, asporta tutto ciò che era fallito miseramente e tiene il poco che era riuscito bene, arrivando ad un risultato perlomeno accettabile.

Voto: 6,5. Devo ammettere con un po’ di vergogna che un paio di combattimenti me li sono davvero goduti: non aspettatevi comunque roba d’immensa qualità.

Consigliato a: chi cerca gente con muscoli immensi alla Kenshiro; chi se ne frega di ogni tipo di storia e vuole solo gente che si picchia senza sosta; chi vuole vedere l’anime con il protagonista più assente della storia (fortunatamente).

Gilgamesh

…Un futuro apocalittico di superpoteri e angoscia.

Gilgamesh

Ci troviamo in un imprecisato futuro. Quindici anni prima degli avvenimenti narrati, un grave disastro colpì la terra: il più grande centro scientifico del pianeta, che si stava occupando di estrarre il DNA di Gilgamesh -metà uomo e metà Dio- fu colpito da un attacco terroristico, rilasciando un’ondata elettromagnetica che impedì l’utilizzo di qualsiasi computer, e coprì il cielo con una schermata riflettente che impedì da allora di vedere il cielo.
Seguiamo ora le vicende di Tatsuya e Kyoko, il figlio e la figlia del presunto attentatore: scappano inseguiti dai creditori della Yakuza a causa di debiti fatti dalla madre sulla loro pelle, e vivono alla giornata nella città oramai semidistrutta fuggendo da chiunque.
Quando vengono messi alle strette e quasi catturati, tuttavia, fanno due incontri molto interessanti: prima conoscono un misterioso giovane che li invita a seguirli e ad unirsi a loro, e subito dopo una contessa che chiede loro la stessa cosa! Per risolvere il problema, coprendo il debito che li opprime, la compressa “compra” pertanto i due giovani, portandoli a vivere con se con altri tre ragazzi che sembrano avere poteri psichici molto potenti.
Ma come mai tanto interesse per loro, dopo tanti anni nelle fogne a scappare da tutto e da tutti? Chi è la misteriosa contessa? cosa vuole da loro? E come mai anche Tatsuya ha sviluppato i potenti poteri psichici di cui sopra? Cosa si nasconde dietro al Twin X, l’attentato di quindici anni fa?

Come si può notare, di carne al fuoco ce n’è veramente parecchia. Peccato che la parte interessante finisca qui: come prima cosa infatti commeterò la fallimentare struttura della storia.
Innanzitutto va detto che il ritmo è LEN-TIS-SI-MO: io apprezzo anime tranquilli e dal passo lento (come possono essere Mushihsi o Kino no Tabi), ma qui si parla di vera e propria noia. Molte delle 26 puntate passano senza che accada assolutamente nulla, con la semplice impressione di aver buttato venti minuti al vento.
Quando accade qualcosa, inoltre, raramente ha senso. Per un pezzo della serie abbastanza consistente (5-6 puntate) si vedono i protagonisti che tentano di aiutare una società ad attivare un potente marchingegno che porterebbe alla dissoluzione di una parte dello Sheltering Sky, il cielo riflettente: purtroppo falliscono, e tale costruzione esplode uccidendo migliaia di persone. Quindici minuti dopo tutto ciò non ha più alcun significato, e si prosegue su un filo narrativo totalmente differente!
Altri esempi simili sono facilmente reperibili, con cose importantissime nelle prime puntate (come la trasformazione di uno dei due gruppi in Gilgamesh, cioé in esseri potentissimi e distruttori) che vengono totalmente dimenticate e trascurate per tutto il resto della serie oppure personaggi di cui si fa la conoscenza senza alcuna motivazione (vedasi ad esempio la collega di Kyoko).
L’unica cosa decente in questo campo è, all’inizio, il fatto che effettivamente non si capisca quale delle due fazioni sia quella “buona”, quale quella “cattiva”, o se entrambe facciano semplicemente i loro interessi: ovviamente tutto ciò viene a cadere dopo un po’, portando alla succitata tragicomica “trama” e ad un finale quasi imbarazzante per la sua inutilità e mancata correlazione con quanto narrato per le restanti venticinque puntate.

Sui personaggi è stato fatto un lavoro lievemente migliore. Inizialmente il fulcro sono ovviamente i due fratelli, e viene preso molto tempo nel narrare il cambiamento nel loro rapporto estremamente intimo e vagamente morboso: passando da una situazione in cui ognuno ha unicamente l’altro ad una dove ci sono molte altre cose in ballo, chiaramente la sintonìa rischia di spezzarsi e l’idilliaco rapporto di guastarsi. Questo viene rappresentato decisamente bene, e nelle prime 6-7 puntate lo sviluppo del personaggio (soprattutto di Tatsuya, che essendo il più giovane è più influenzabile dalle novità) giustifica le carenze narrative e la tragica lentezza. Anche i compagni di (s)ventura inizialmente hanno i loro punti d’interesse: ognuno con una diversa storia alle spalle, hanno modi diversi di approcciarsi ai due nuovi venuti. Infine, anche la contessa in questa fase iniziale mostra dei lati che avrebbe potuto essere interessante sviluppare.
Ovviamente, tutto ciò inizia ad essere trascurato quando la storia cade via via nell’inconsistenza: poco dopo l’abbandono di Kyoko dell’hotel dove soggiornano si spezza la magia, e con un paio di conclusive puntate termina lo sviluppo tra i due personaggi, diventando piatto e monotono. Gli altri ragazzi diventano comparse inutili, che servono solo a far narrare ad altri personaggi pezzi di trama più o meno fantasiosi, senza mai interagire davvero con l’ambiente circostante. Idem dicasi per la contessa, che da personaggio oscuro ed intrigante diventa quasi una mammina disperata.

I disegni non sono granché, ma è uno stile abbastanza particolare e a qualcuno potrebbero piacere: ciò che è invece mal realizzato è tutto il comparto dell’animazione, che risulta sempre legnoso e banale. Questo porta tutti i combattimenti (che non sono tantissimi, ma ce ne sono alcuni) ad essere poco guardabili, complice anche un utilizzo totalmente stupido dei mostruosi poteri (teletrasporto, onde energetiche, bordate capaci di respingere palazzi che crollano,…) che fa solo venir voglia di prendere a schiaffi tutti i coinvolti.
L’audio se la cava meglio, essendo spesso una melodia da pianoforte: opening ed ending sono carine, ma poco si adeguano con l’ambiente estremamente cupo, paranoico e claustrofobico che permea l’intera serie.

Insomma, ci sono lati positivi in Gilgamesh? Io ne ho trovati ben pochi. Il problema principale è l’estrema noia che questo anime porta con sé, e che amplifica gli altri problemi che avrebbero in potuto essere mitigati con un ritmo un po’ maggiore. Ho fatto davvero fatica a finirlo: ricorda Texhnolyze nell’ambientazione ma non ne assume le parti buone, limitandosi ad assorbire quelle peggiori.
All’inizio da qualche speranza, e ci sono un paio di puntate dove vengono portati elementi interessanti sul comportamento dei personaggi: il tutto però finisce lì, scadendo inesorabilmente.

Voto: 5. Una discreta sofferenza finirlo.

Consigliato a: chi apprezza gli anime lenti, molto lenti, estremamente lenti; chi vuole un mix tra miti della mesopotamia, superpoteri alla Dragonball, depressione e civiltà future senza PC; chi vuole lambiccarsi il cervello su discorsoni di decine di minuti, per capire alla fine che non volevano dire niente.

Grappler Baki

Un ragazzo che tenta di diventare il più forte del mondo.

Grappler Baki

Hanma Baki è un 15enne che ha un solo obiettivo: diventare il combattente più forte del mondo ed arrivare a battere suo padre, Yujiro, considerato l’essere vivente più potente del pianeta. Per arrivare a tale traguardo segue un intenso programma di allenamento, ma quando si confronta con un vero combattente capisce che non è quella la sua via: l’unico modo per imparare è attraverso il vero combatitmento!
Inizia pertanto il suo viaggio di apprendimento contro sfidanti sempre più forti, per arrivare al suo fine ultimo. Ma ce la farà? Sarà in grado di abbattere un uomo che abbatte grizzly a mani nude?

Come si può leggere sopra, la storia è estremamente semplice. A dire il vero, io sono arrivato quasi a complicarla un po’, con quanto sopra scritto: la realtà è che dall’inizio alla fine baki fa a botte con qualcuno o qualcosa, per un generico desiderio di diventare più forte. Punto e basta.

Con una storia totalmente inesistente, una grande parte deve essere fatta dai personaggi in gioco: qui Baki è l’unico protagonista, e gli altri sono tutti delle comparse.
Purtroppo non si dimostra all’altezza della situazione: nella prima parte della serie, quando è 15enne, verrebbe soltanto da prenderlo a calci nei denti per il suo comportamento. Nella seconda parte, quando di anni ne ha 20, smette di essere così antipatico ma non ha comunque un briciolo di carisma con cui poter recuperare la serie.
L’unico altro personaggio che ha un ruolo ricorrente nella serie è Yujiro, il padre: bisogna dire che lui è un cattivo come si deve, infame fino all’ultimo, che non si ferma davanti a nulla per dimostrare di essere il più forte. Risulta antipatico ma è giusto che sia così: peccato che non ci sia da nessuna parte nell’anime un antagonista che possa affrontarlo come si deve.

Eliminati i personaggi, che non fanno il loro lavoro come si dovrebbe, ci si può concentrare sull’altro punto focale di un anime simile: i combattimenti. Considerando che si fa a mazzate una media di 10-12 minuti per ognuna delle 24 puntate, ciò è decisamente importante: in questo caso, i risultati sono alterni.
Ci sono alcuni spezzoni di combattimento che sono godibili ed interessanti: purtroppo, però, essi sono viziati da un paio di difetti basilari. Il primo è che Baki è totalmente indistruttibile ed immortale: qualsiasi cosa gli venga fatta, si rialza ringhiando e non accusando apparenti limitazioni. Rotte quattro costole? Fa nulla! Estirpati i nervi di una spalla? Non si sentono! Fratturata una spalla? Funziona lo stesso!
Si può ben immaginare come un simile atteggiamento tolga parecchio divertimento alle risse, che potrebbero essere ben più interessanti con un po’ di umanità in più dei partecipanti.
Inoltre, l’animazione lascia abbastanza a desiderare: entrerò nei dettagli più sotto, ma qui si può comunque dire che le battaglie sarebbero state più carine con un’animazione più fluida e dei muscoli meno esasperati. Ogni tanto i personaggi sembrano composti da mattoni anziché da muscoli, e non è il massimo da vedere.
Va infine detto che in Grappler Baki si fa un gran parlare di anatomia umana, ma essa viene prontamente ignorata in ogni occasione possibile (nervi recisi che vengono aggiustati in due minuti, gente che esegue suplex con costole rotte,…): la coerenza decisamente è ad anni-luce da qui.

Parlando di grafica, si può solo dire una cosa: non si fa così. La prima parte è disegnata in maniera a dir poco scandalosa: lo stile può piacere o non piacere, ma la qualità stessa dei disegni e dell’animazione è di livelli infimi. Nella seconda parte le cose migliorano non poco, ma non si arriva alla soglia della sufficienza: pensare che questo anime è uscito un anno DOPO Hajime no Ippo fa venire i brividi, perché sembra un contemporaneo dell’Uomo Tigre.
L’audio passa relativamente inosservato, con opening ed ending che non sono malaccio ma non dicono nulla di che: senz’infamia e senza lode.

Insomma, è tutto da buttare? Beh, non proprio. Qualche pezzo di combattimento me lo son goduto con piacere, ed un paio di avversari erano interessanti: peccato per la caterva di madornali errori che ne hanno minato la credibilità.

Voto: 5. L’idea di un anime sul full-contact e sulle più svariate tecniche di combattimento avrebbe anche potuto essere carine, ma la produzione ha sbagliato un po’ di tutto.

Consigliato a: chi non si offende per dei disegni brutti; chi accetta di vedere gente che si pesta continuamente senza un perché; chi vuol vedere una delle MILF più provocanti del mondo degli anime.

Hanbun no Tsuki ga Noboru Sora

Sentimenti e difficoltà nelle corsie di un ospedale.

Hanbun no Tsuki ga Noboru Sora

Yuuichi è un 17enne a cui è stata diagnosticata un’epatite, e dovrà rimanere in ospedale per qualche mese. Lui tuttavia adora sgattaiolare fuori la notte per tornare dai suoi amici… generalmente incorrendo nelle ire della furibonda infermiera Akiko.
Un giorno gli viene riferito che c’è una nuova paziente sua coetanea nel reparto “malattie gravi”, e che la sua compagnìa potrebbe essere apprezzata: andando a trovarla si trova davanti Rika, una ragazza apparentemente molto egoista e che pretende molto. Come mai si trova in ospedale? Quale è il suo vero carattere? Come procederà il loro rapporto?

Sin dalla prima puntata, Rika ha su di sé un simbolo lampeggiante che indica Tsundere: è il classico personaggio apparentemente burbero e internamente fragile e con mille problemi. In questo caso i problemi sono anche fisici, dato che tutta la storia si svolge in un ospedale: il personaggio è pertanto abbastanza azzeccato. Anche Yuuichi e i suoi amici sono ben fatti, e gli unici cali sui personaggi (punto focale di una storia del genere) sono un’amica di Akiko (totalmente inutile ai fini della storia) e il medico (che si comporta in maniera illogica e poco coerente).
Di sviluppo, a parte che per i due personaggi principali, non ce n’è: d’altra parte, in sole sei puntate non si poteva sperare di trovare molto.

La trama in sé non è nulla di speciale: il tono è quasi sempre serio, anche se evita di cadere nel filone tragico alla Kimi Ga. Ogni tanto vien buttato dentro uno sprazzo di umorismo, ma in tutta onestà erano momenti decisamente fuori posto rispetto al tono generico della serie.

L’animazione è abbastanza blanda, ma non brutta: semplicemente, non colpisce. Stesso discorso si può fare per le musiche durante le puntate, mentre l’opening personalmente mi è piaciuta molto (anche se forse è un po’ troppo “allegra” per il tipo di anime che accompagna).

Insomma, Hanbun no Tsuki ga Noboru Sora è un piccolo anime che non promette nulla di speciale, ma che si può far apprezzare: chi non cerca sentimenti e difficoltà farebbe meglio a tenersene alla larga, ma perlomeno non si rischia di andare di lamette ogni cinque minuti come invece può accadere con altri anime.

Voto: 7. Non è brutto, e non è eccezionale. Fa il suo lavoro.

Consigliato a: chi cerca una romance un po’ travagliata; chi si accontenta quando gli happy ending in fin dei conti non sono proprio happy; chi vuol incontrare Tiger Mask, il supereroe mascherato delle scuole e degli ospedali.

Gakuen Alice

Abbassiamo un po’ la fascia d’età, con

Gakuen Alice

La storia: ci sono delle persone a questo mondo che hanno dei poteri molto particolari, chiamati “Alice”. Questi poteri possono essere di qualsiasi natura: vista a raggi X, volo, lettura del pensiero, viaggi nel tempo, stelline scintillanti che cadono dalla testa, chi più ne ha più ne metta.
La Alice Academy raccoglie tutti questi prodigi per addestrarli ad usare al meglio i loro poteri: Hotaru, la fredda e calcolatrice amica di Sakura, viene portata in questa scuola. Sakura, non resistendo alla distanza, decide di andarla a trovare: scoprirà così di avere anche lei un potere simile, ed entrerà nella scuola. Ma la stessa non è solo ciò che sembra…

In primis, mi ero preparato ad un anime divertente. Ambiente spensierato, classiche battute leggere di inizio-serie e via dicendo.
Alla fine della terza puntata, ero un po’ perplesso: gli sketch mi sembravano davvero molto “terre-a-terre”, le battute un po’ scontatine. Inoltre, ero sorpreso che i protagonisti non fossero i soliti ragazzi di 16 anni, ma bambini delle elementari, tra gli 8 e i 10 anni.
A quel punto ho capito: Gakuen Alice è orientato ad una fascia d’età più bassa delle solite serie che mi passano per mano, ed è apprezzabile se visto con gli occhi di un 12-13enne.
Così mi sono messo nel mood mentale adatto (non mi risulta difficile retrocedere d’età mentalmente…) e mi sono goduto una bella storia di positività e fiducia.
Come detto, se visto con occhi adulti questo anime risulta un po’ scontato, e i poteri sembrano usati in maniera troppo elementare: tutto ciò viene però a cadere se si pensa al target pensato per questa serie, e quindi ritengo che gli autori abbiano fatto un ottimo lavoro.

Insomma, guardatevi Gakuen Alice se a) avete 12-13 anni oppure b) siete in grado di guardarvi una serie con gli occhi di un ragazzino di tale età. In questo caso, ve la godrete; in caso contrario, vi parrà un po’ una boiata.

Voto: 7. Bellino. Infantile, ma bellino.

Consigliato a: chi vuole una storia tutta al positivo; chi vuole alleggerirsi la mente dai mattoni psico-filosofici che il Giappone ci rifila in quantità industriale; chi ha 12 anni oppure li dimostra mentalmente.