Quattro neo-amiche in una classe tutta particolare:
Hyakko
Ayumi, Tatsuki, Torako e Suzume sono quattro nuove scolare di un immenso liceo: a causa di vari contrattempi (e principalmente per colpa di Torako) si ritrovano sgridate tutte quante insieme, e scoprono anche di essere della stessa classe. Inizia così un’amicizia tra personalità diversissime, ma che con il tempo pare consolidarsi: a questo punto, tuttavia, il resto della classe inizia a farsi notare…
Va detta subito una cosa: questo è un divertente slice of life nel più classico dei termini. Gli amanti di questo genere inizino già a procurarselo, chi non li ama lasci perdere subito: questo è al 100% appartenente a tale genere.
In quanto tale, non esiste una vera e propria storia dietro agli avvenimenti, ma essi sono parte della vita della classe 1-6.
Come è chiaro, non essendoci una storia devono essere i personaggi a tenere in piedi la baracca: in questo caso si può dire che ce la fanno in maniera egregia. Inizialmente pare che il mondo si chiuda sulle quattro iniziali protagoniste, e soprattutto sui litigi Torako/Tatsuki: fortunatamente, dopo poco si inizia a far la conoscenza di tutti i particolari elementi che girano nella scuola, e le loro caratteristiche influiscono anche sulle dinamiche di comportamento all’interno del principale quartetto.
L’opera di personalizzazione delle protagoniste e delle comprimare (e il paio di comprimari) è infatti egregia: alcuni sono i classici personaggi che ci si aspetta di trovare in una serie simile, ma altri sono quantomeno inusuali e fanno iniziare a ridacchiare anche solo quando compaiono a schermo senza nessun ruolo effettivo nella scena principale.
Anche la scelta artistica, di cui si parla anche sotto, ha la sua importanza: a parte i personaggi in sé, tanti piccoli dettagli aggiungono comicità alla comicità. Un docente che piange sangue a seguito di immani beceraggini da parte di qualche alunno, lingue che si trasformano in serpenti quando la rabbia diventa estrema e via dicendo, se usati in maniera azzeccata possono essere elementi che prendono una buona battuta e ne fanno una ancor migliore: in questo caso, ce la fanno benissimo proprio perché non sono espedienti usati troppo spesso, e quindi non cadono nella banalità.
L’umorismo è infatti un altro lato particolarmente curato in Hyakko: raramente ci si trova a sghignazzare (anche se un paio di forti risate me le ha strappate qui e là), ma le continue buffe situazioni portano ad un’aura generica di divertimento e allegria che, a parte un breve ma sicuramente non fastidioso periodo quasi alla fine, fanno guardare le puntate con il sorriso.
La grafica è tecnicamente nella norma per essere un anime del 2008, ma un grosso lavoro di caratterizzazione è stato fatto anche a livello di disegno sui vari personaggi: questo è molto importante perché in questo modo si enfatizzano i vari caratteri presenti, portando ad una miglior riuscita degli sketch.
Il sonoro è gradevole sebbene non eccelso: piacevole opening e simpatica ending, che tuttavia non eccellono particolarmente.
Insomma, che altro dire di Hyakko? È un buono, buonissimo, ottimo slice of life. È un genere nato in tempi relativamente recenti, e quindi è parecchio difficile da realizzare poiché non può basarsi su molti esempi collaudati: in questo caso, tuttavia, la Nippon Animation è riuscita a prendere molti spunti dai lavori precedenti e creare un riuscitissimo mix che fa arrivare all’ultima delle 13 puntate con il pensiero di “già finito? Ne voglio ancora!”.
Voto: 8,5. La nota non inganni: per gli amanti del genere, è assolutamente imperdibile. Non va più in alto solo perché è un genere estremamente settoriale, che non piace a moltissimi.
Consigliato a: chi adora altri lavori come Hidamari Sketch, Ichigo Mashimaro o Lucky Star; chi si diverte con un po’ di citazioni tratte da vita reale e, in parte, dagli anime; chi vuol vedere, entro i primi dieci minuti di puntata 1, caviglie quasi rotte e aggressioni ad ignari docenti.